Artisti: Renata De Bonis, Michela De Mattei, Emiliano Maggi, Daniele Milvio, Rachel Monosov, Matteo Nasini, Pietro Pasolini, Alessandro Piangiamore, Benedetto Pietromarchi, Gianni Politi, Namsal Siedlecki, Piotr Skiba, Giovanni Vetere.
Il secondo capitolo di HYPERMAREMMA dal titolo La Città Sommersa prende vita all’interno dell’eccezionale cornice dell’Antica Città di Cosa, sito archeologico situato sul promontorio di Ansedonia, che conserva le rovine di un antico insediamento romano. Fondata nel 273 a.C. come colonia romana, Cosa si affaccia sul golfo dell’Argentario: in questo territorio privilegiato, tra le spoglie di quelle che furono un tempo le antiche mura della città, il foro, la basilica e il capitolium, saranno disseminate le opere di 14 giovani artisti di nazionalità e culture differenti invitati a dialogare con il luogo.
Una serie di interventi scultorei e installativi di grande impatto, a stretto confronto con la storia e l’ambiente circostanti, ridisegneranno con linguaggi diversi il parco archeologico, tracciando un percorso che coinvolga il visitatore portandolo a ripensare il luogo attraverso nuove visioni. Il fine è quello di far riemergere la Città tramite una rilettura onirica dei suoi spazi, delle sua storia e del suo paesaggio e poterla così immaginare vivere una seconda vita. Inteso come omaggio ad un grande artista del passato, sopratutto rispetto alle avanguardie sperimentali degli anni 60-70, per la prima edizione della manifestazione è stato scelto un artista iconico degli anni ‘70, la cui ricerca scultorea, legata sopratutto al dialogo col territorio, lo ha portato ad essere uno degli scultori più riconosciuti della seconda metà del ‘900: Mauro Staccioli. (Volterra 1937- Milano 2018). L’artista ha sempre concepito il suo lavoro mettendo al centro il luogo a cui le opere erano destinate. L’intento delle sue sculture è sempre stato quello di modificare il contesto nel quale venivano inserite, attraverso un opera di riconfigurazione dello spazio e dell’intero paesaggio circostante tramite le sue geometrie ancestrali e i suoi volumi visionari. I Prismoidi come scrive Staccioli, “appaiono come dadi lanciati sul tavolo in maniera casuale a definire una pluralità di orientamenti e di punti di vista in uno sconcertante assetto precario”.
Il cortocircuito fra presente e passato, innescato dagli artisti, genererà quindi le forme di un’inaspettata Città, con nuove presenze, suoni e elementi in grado di ripopolare quello che nell’antichità è stato il crovevia principale della bassa Maremma.
In collaborazione con Museo Archeologico Nazionale dell’Antica Città di Cosa e Polo Museale della Toscana